La visita di Papa Francesco in Bulgaria nel periodo 5-7 maggio 2019.
Negli ultimi anni le relazioni tra la Repubblica di Bulgaria e il Vaticano sono estremamente fruttuosi, con molti incontri e scambi di delegazioni. Su invito del Primo Ministro della Bulgaria, viene organizzato Boyko Borisov una visita di un’alta delegazione vaticana guidata dal leader cattolico romano Papa Francesco Chiesa.
Questa è la seconda visita più importante dalla visita di Papa Giovanni Paolo II nel 2002.
La visita di Papa Francesco ha ampiamente dimostrato l’importanza della Chiesa cattolica romana e la comunità cattolica romana per lo sviluppo delle relazioni reciproche e sostegno alla politica europea della Bulgaria, nonché sostegno al nostro governo per lo sviluppo della comunità cattolica in tutto il paese.
La visita di Papa Francesco inizia con l’accoglienza del Primo Ministro all’aeroporto di Sofia Boyko Borisov e la prossima cerimonia ufficiale con onori militari sulla piazza di fronte alla Presidenza con il Presidente della Bulgaria Rumen Radev, alla presenza delle autorità e del corpo diplomatico.
Segue l’incontro con Sua Santità il Patriarca bulgaro Neophyte presso il Palazzo sinodale, dopo di che si tenne una preghiera silenziosa davanti all’altare dei Santi Fratelli Cirillo e Metodio nella cattedrale “St. Alexander Nevsky”.
Esattamente alle 13:00 di domenica, Papa Francesco ha pronunciato la preghiera della Regina del Cielo domenicale in Piazza St. Alexander Nevsky.
– il primo evento principale con il Santo Padre, a cui hanno partecipato oltre 7000 cittadini e ospiti della capitale.
Un evento importante durante la visita è stato l’incontro con il patriarca bulgaro Neofit, con il quale si sono scambiati doni reciproci.
– un segno dell’ottimo rapporto tra la Chiesa ortodossa bulgara e la Chiesa cattolica romana in Vaticano.
Un evento estremamente importante è stato la visita al centro della comunità cattolica in Bulgaria, la città di Rakovski e l’azienda nella Santa Comunione di 250 bambini nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Più di 2000 persone hanno partecipato alla piazza di fronte alla chiesa.
La visita di Papa Francesco in Bulgaria si è conclusa con l’evento di pace in Piazza Indipendenza a Sofia con rappresentanti di Società bulgara e denominazioni religiose Quindi il Santo Padre ha inviato il suo messaggio di pace al mondo intero al centro la città dove si trovano la Cattedrale ortodossa “Domenica Santa”, la Cattedrale cattolica di San Giuseppe a pochi metri, la moschea Bashi Bashi e la sinagoga. Sei bambini di diverse fedi accendono sei torce, un simbolo che illumina la pace è più forte dell’oscurità della violenza.
Rispetto, e affetto per il capo della Chiesa cattolica romana sono stati testimoniati dai gruppi di centinaia di migliaia di persone sul le strade di Sofia.
La visita riuscita di papa Francesco ha dimostrato che la Chiesa ortodossa bulgara e la comunità cattolica lavorare insieme.
Storia della Chiesa Cattolica in Bulgaria
Nonostante sia stata soggetta a numerosi cambiamenti nel corso degli anni, la Chiesa Cattolica Bulgara conta oggi circa quarantamila fedeli che operano attivamente per il suo incremento. Quando l’impero romano fu diviso da Diocleziano in quattro grandi prefetture, quella dell’Illirico orientale fece parte dell’Impero d’Occidente fino al 389, anno in cui fu ceduta all’Impero d’Oriente.
Ecclesiasticamente però dipendeva da Roma e non da Bisanzio. A salvaguardia dei diritti di Roma il Papa San Damaso istituì intorno all’anno 380 il Vicariato apostolico dell’Illirico, con centro in Tessalonica. Nel 535 Giustiniano I, d’intesa con Papa Agapito, formò con una parte di detto Vicariato la metropoli di Giustiniana Prima, l’odierna Skopije. Verso l’865 il re bulgaro Boris I divenne cristiano più per motivi politici che per convinzione. Non potendo ottenere un Patriarca da Bisanzio, si rivolse a Roma; ed ebbe così inizio la lunga contesa fra Roma e Costantinopoli. L’unione con Roma durò fino all’anno 1232, ma la conquista ottomana del 1393 riportò la Bulgaria sotto l’Arcivescovado di Ochrida.
I primi albori del risorgimento nazionale cominciarono nella seconda metà del secolo XVIII. All’inizio non si pensò ad una separazione dal Patriarcato, ma le resistenze di questo cagionarono lo scisma nel 1860: scisma che dura ancora oggi. La residenza dell’Esarca, fissata dapprima a Costantinopoli, fu trasferita a Sofia dopo le guerre balcaniche.
La Chiesa ortodossa bulgara è oggi ristretta nei confini concessi dai recenti trattati di pace. Già verso la metà del secolo XIX, gruppi di Bulgari di Macedonia chiesero di essere annessi alla Chiesa Cattolica. Il movimento proseguì ed a reggere la crescente comunità cattolica fu nominato l’Archimandrita Iosif Sokolskij, consacrato da Pio IX l’8 aprile 1861. Ma il 18 giugno, attirato in un tranello dall’ambasciata russa, preoccupata dall’estensione del movimento, fu rapito e condotto prima a Odessa e poi a Kiev.
Visse ancora una decina d’anni e poi non si seppe più nulla. A lui successero Pietro Arabadziskij e quindi Raffaele Popov, che durò in carica fino al 1876. L’ultimo Vescovo prima della seconda guerra mondiale fu Stefano Kurtev, che prese il nome di Cirillo. Secondo il censimento nel 1920 la popolazione religiosa era così divisa: 5 milioni di ortodossi, 40 mila cattolici orientali e latini, 6 mila protestanti, 700 mila musulmani, 40 mila israeliti e quasi 6 mila di altre confessioni.
La popolazione è oggi arrivata a circa 9 milioni di abitanti e le percentuali riferite alle varie religioni sono pressoché invariate. La Bulgaria conta perciò su un certo numero di cattolici di rito romano. Il nucleo più importante è costituito dai discendenti dei bogomili, detti oggi pavlikani o pauliciani: una denominazione dei manichei del Medioevo. Questi antichi eretici furono tutti convertiti al cattolicesimo per opera dei frati minori venuti dalla Bosnia per evangelizzare.
Per la Bulgaria del sud venne eretto nel 1610 il Vescovado latino di Sofia, trasformato nel 1643 in Arcivescovado e affidato ai francescani. Dopo la persecuzione, la sede di Sofia venne data ai redentoristi nel 1835 e nel 1841 ai cappuccini, che vi sono tuttora. Le persecuzioni si rinnovarono con particolare violenza nel periodo comunista del secolo scorso. Le 15 parrocchie del sud oggi contano circa 20.000 cattolici, in grande maggioranza pauliciani. I pauliciani che parlano un dialetto bulgaro particolare sono generalmente poveri e dediti all’agricoltura.